Cenni Storici - Comune di Dosolo

IL TERRITORIO | Cenni Storici - Comune di Dosolo

 

LA STORIA

 

Il nome di Dusno appare per la prima volta nell’atto con il quale l'imperatore Enrico IV attorno al Mille, conferma il possesso di chiese parrocchiali a favore del vescovo di Cremona. Il viadanese A. Parazzi considera invece come "primo documento autentico", che ne attesta l'esistenza una pergamena del 1147 nella quale, ancora a proposito di chiese, si cita più chiaramente Dossolo.

L'importanza di Dosolo nei secoli è costantemente legata al suo ponte-porto e al suo castello "il quale per la sua posizione poteva dirsi chiave delle acque padane da noi e sentinella del nostro territorio".(Parazzi) Al castello, cinto di fossa, che sorgeva nell'attuale prato depresso, a fianco della chiesa, "metteva un ponte in cotto, la cui prima arcata portava una torre con campana e orologio al servizio della Comunità; dalla torre si discendeva al ponte in legno, attraversante il fiume". Non sappiamo come fosse organizzato il castello, ma sicuramente un ufficiale (castellano o capitano lo chiameranno i Gonzaga), al comando di un certo numero di uomini, rispondeva della sua efficienza.
La costruzione originaria del castello, secondo lo storico Ireneo Affò, è opera dei Longobardi.


Dagli inizi del 1200 fino al 1315 Dosolo fu un possedimento dei cremonesi, i quali, dopo averlo occupato e fortificato vi mandarono anche una colonia cittadina, per rimediare allo spopolamento provocato dalle alluvioni e conseguenti epidemie.
Nel 1315 un’incursione mantovana capeggiata da Rinaldo Bonacolsi espugna il forte e si impadronisce anche di Viadana.

Fino al 1478 Dosolo rimane aggregato allo stato mantovano. Ricorda il Parazzi che nel 1434 avevano un convento presso la chiesa di S. Sebastiano i minori conventuali di S.Francesco, che erano stati cacciati da tutto il mantovano eccetto che da Dosolo. Sempre a Dosolo villeggiavano i monaci certosini del convento di Mantova, che avevano casa e terreni in località Certosa.
L’aggregazione di Dosolo al Marchesato di Mantova è confermata da una lettera del 9 Febbraio 1462 diretta dal vicario di Dosolo Giovanni Antonio de Brageri al marchese Ludovico per informarlo di aver chiesto a tutti i consoli presenti a Dosolo il numero e l’età degli uomini delle rispettive giurisdizioni, per sceglierne 60 fra i più adatti per le necessità del marchese.
Dosolo rimase senza dubbio nei domini di Gianfrancesco e del cardinale Francesco Gonzaga fino al 1404, quando, morto il cardinale, venne investito di tutte le terre Gianfrancesco.


Nel 1531, riferisce ancora il Parazzi, una forte corrosione del Po ingoiò gran parte della Villa di Sacca con la chiesa, onde i parrocchiani si rifugiarono entro gli argini della vicina Villa della Strada, cioè Villastrada, che fu sempre unita al comune di Dosolo. Nel 1746 scomparirà nello stesso modo anche Panguaneta, così che delle tre ville vicino a Dosolo rimarrà solo Correggioverde, comune autonomo fino al 1816.
Nel 1573 il duca Guglielmo Gonzaga ottiene dall’imperatore il marchesato di Gazzuolo, cui unisce anche Dosolo “per maggior lustro e decoro del marchesato stesso”. Dosolo, finché fu con Gazzuolo compose uno stato a sé, indipendente dalla curie e Banco di Viadana. Aveva un proprio Banco notarile e pretoriale, i cui atti furono trasferiti all’archivio notarile di Mantova nel 1776, quando cessò per disposizione del governo austriaco.

Nel gennaio 1611 il vescovo di Cremona, ottenuta l’autorizzazione dalla Santa Sede, approva l’istituzione in Dosolo di un Monte di Pietà con il conferimento di beni lasciati in eredità da certo Giuseppe Mazzucchini. L’amministrazione viene affidata ad un rettore ed all’arciprete pro tempore. Il Monte di Pietà, il cui fabbricato fu costruito a spese del Comune con il contributo del sac. Martinazzi, aveva un patrimonio lordo di lire 30.980,65 ed un reddito netto di lire 1.250 circa. I prestiti erano gratuiti fino a 15 lire.
Nel 1629 con lo scoppio della peste, portata dalla soldataglia tedesca, a Dosolo muoiono ben 900 persone.
Nel 1631, finita la guerra per il Monferrato, Carlo di Nevers duca di Mantova è costretto a cedere Dosolo, Luzzara e Reggiolo a Cesare Gonzaga duca di Guastalla.

Il 15 Agosto 1702 i dosolesi vivono di riflesso la battaglia di Luzzara tra i franco-spagnoli da una parte e i tedeschi dall’altra. I primi riescono ad espugnare Guastalla, dove entra trionfante Filippo V, pretendente al trono di Spagna, che subito dopo, passato il ponte di Dosolo, si porta a Viadana.
Nel 1707 tornarono i tedeschi su tutto il viadanese con ben 17 reggimenti da sfamare. Panguaneta e Correggioverde presentano istanze al duca per essere alleggeriti “in quanto sopportavano soldati in misura superiore a Dosolo” (Parazzi).
Nel 1708 inizia la dominazione austriaca. Nel 1714 il castello di Dosolo viene demolito ed il materiale impiegato nella costruzione di nuove difese a Mantova.
Nel 1774 Dosolo viene separato da Gazzuolo e aggregato al Distretto di Viadana, ma con il diritto di mantenere il vice gerente della Pretura.
Nel 1797 le truppe napoleoniche entrano nel viadanese e anche Dosolo è costretto a pagare diverse migliaia di lire agli occupanti, nonché a fornire buoi, granaglie, paglia, fieno e legna (G.A.Brunelli).
Nel Gennaio del 1805 la Repubblica cisalpina si trasforma in Repubblica italiana. Nella nuova organizzazione dipartimentale Dosolo viene riconosciuto Comune di 2^ classe con diritto a 20 consiglieri, 1 podestà e 2 delegati (Parazzi).

Nel 1815, concluso il congresso di Vienna dopo lo sfacelo dell’impero napoleonico, all’Austria viene assegnato il Lombardo – Veneto. Dosolo con il resto del viadanese è aggregato al governatorato di Venezia.
Gli anni fino al 1848 sono scarsi di avvenimenti politici. Le cronache del tempo riportano invece notizia di una grande miseria, di penuria di viveri, del peso delle tasse imposte dagli Austriaci e delle ricorrenti pestilenze.
Arriva la 1^ guerra di indipendenza con le sue battaglie e la sconfitta dei Piemontesi a Novara. Tra i volontari di quella guerra figurano anche quattro dosolesi (Volontari, cospiratori, garibaldini del Risorgimento mantovano - 1982).
Con la vittoria dei franco-piemontesi nella 2^ guerra d’indipendenza il distretto di Viadana con Dosolo passa al Regno di Sardegna e viene aggregato alla provincia di Cremona. Solo con la 3^ guerra d’indipendenza e dopo lunghe discussioni in parlamento, Dosolo con il restante distretto di Viadana ritorna sotto la giurisdizione della provincia di Mantova. La legge relativa entra in vigore il 1° Luglio 1868.

Gli anni che vanno dall’Unità d’Italia alla fine del secolo sono caratterizzati dalla miseria e dalle ricorrenti epidemie di tifo e soprattutto di pellagra. Intorno al 1888 abbiamo il più rilevante fenomeno dell’emigrazione di alcune centinaia di dosolesi verso le Americhe ed il Brasile in particolare.
Poi arriva la grande guerra e anche il Comune di Dosolo lascia alla patria numerosi caduti. Ci fu grande entusiasmo per la vittoria, tanto che il 4 Novembre gli improvvisati campanari suonarono con tanta forza e così a lungo che si incrinò il “campanone” e tutta la struttura portante. Questo rappresentò il pretesto per il successivo abbattimento del vecchio campanile matildico e la costruzione nel 1925 dell’attuale, che comportò una spesa di L. 175.000 di cui 65.000 a carico del Comune ed i restanti raccolti tra i cittadini per iniziativa di un apposito comitato.
Seguirono anni di relativa tranquillità e poi di nuovo la guerra. Nel 1944 gli occupanti tedeschi istituisconoo il lavoro obbligatorio per allestire le difese sul Po (Todt). Nel suo libro “Cartolina verde” G.Bongiovanni illustra con dovizia di particolari le traversie dei dosolesi impegnati in quell’opera.

Subito dopo il 25 Aprile 1945 i partiti antifascisti che facevano parte del CLN cominciano a lavorare di comune accordo e designano provvisoriamente come primo sindaco un democristiano.
Tra gli anni 50 e 60 il Comune di Dosolo registra uno sviluppo industriale considerevole, tanto da superare abbondantemente l’indice di riferimento nazionale (176 contro 100).

Oggi Dosolo rispetto al distretto viadanese è il Comune più giovane e con la più alta percentuale di crescita demografica.

 

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